Visualizza articoli per tag: dinosauri https://mail.paleofox.info Fri, 14 Mar 2025 17:34:18 +0100 Joomla! - Open Source Content Management it-it In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale di dinosauro https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/326-in-scozia-è-stata-trovata-la-prima-impronta-continentale-di-dinosauro.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/326-in-scozia-è-stata-trovata-la-prima-impronta-continentale-di-dinosauro.html In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale di dinosauro

In Scozia è stata trovata la prima impronta continentale appartenente alla famiglia dei Sauropodi, dinosauri erbivori che, con il lungo collo, potevano arrivare fino ad 80 metri di lunghezza.

Impronte di dinosauro sono state trovate per la prima volta in alcune rocce della terraferma in Scozia. Ad affermarlo è un importane paleontologo, il dott. Neil Clark, vicepresidente della Geological Society di Glasgow, che ha scoperto le impronte in una località costiera nei pressi di Inverness.

Precedentemente, impronte di dinosauri sono state rinvenute solo su Skye, un’isola scozzese. I nuovi fossili potrebbero essere stati lasciati da diversi dinosauri dell’era giurassica circa 170 milioni di anni fa. L’ubicazione precisa della scoperta non è stata resa pubblica per consentire ulteriori ricerche sul sito. Il dottor Clark, che è curatore di paleontologia al Museo Hunterian di Glasgow, ha dichiarato: “Ho spesso lamentato il fatto che i dinosauri non siano stati trovati altrove in Scozia, ma ora ho scoperto alcune nuove impronte di dinosauri in un luogo completamente diverso“.

Dinosauri in Scozia, le impronte

Il dottor Clark, ha aggiunto: “Provengono da una parte completamente nuova della Scozia per i dinosauri e aiuteranno in modo significativo la nostra comprensione biogeografica di quell’età in Gran Bretagna“. Il sito vicino a Inverness contiene impronte fossili che si pensa provengano da diversi tipi di dinosauri.

La dimensione delle orme presuppone che siano state impresse da un membro della famiglia dei dinosauri sauropodi, enormi erbivori a quattro zampe con colli lunghi e sottili che si ergevano fino a 18 metri di altezza. Il dottor Clark ha lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere 5.000 sterline necessarie per disegnare una mappa delle orme dei dinosauri in tutta la Scozia. I soldi saranno usati per comprare un drone. I ricercatori dell’Università di Edimburgo parteciperanno al progetto di ricerca.

La scoperta avvenne casualmente! Il dottor Clark dopo aver partecipato a una conferenza a Inverness a marzo, decise di passeggiare lungo la costa e notò delle impronte di dinosauri sulla battigia. Ha scritto: “Ero molto emozionato, conoscevo subito il significato della scoperta“. Circa 170 milioni di anni fa, poco dopo che il supercontinente Pangea cominciò a disgregarsi, la terra che ora è l’isola di Skye faceva parte di una piccola isola subtropicale. Fino alla nuova scoperta, Skye era l’unico posto in Scozia dove erano state trovate testimonianze di dinosauri. Possiede oltre il 10% delle specie note di dinosauri del Giurassico medio del mondo e oltre il 15% dei siti dei dinosauri noti del Giurassico medio.

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Dinosauri Wed, 22 Aug 2018 08:27:19 +0200
Ritorno al giurassico https://mail.paleofox.info/articoli-ita/eventi-ita/30-eventi-ita/325-ritorno-al-giurassico.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/eventi-ita/30-eventi-ita/325-ritorno-al-giurassico.html Ritorno al giurassico

“Ritorno al giurassico” Può contenere tracce di dinosauri

UN VIAGGIO INTERATTIVO NEL TEMPO  ALLA SCOPERTA DELL’EVOLUZIONE DELLA BIODIVERSITA’

Nell’ambito dell’ambizioso programma #verdemiracoloamilano cofinanziato dalla Fondazione Cariplo lunedì 2 aprile 2018 apre presso la Cascina Centro Parco di Parco Nord Milano la mostra “Ritorno al Giurassico. Può contenere tracce di dinosauri” ideata e curata da Associazione Idea e Coolture.

Questa non è solo una mostra sui dinosauri!
 E’ un progetto di edutainment sulla biodiversità e sull’evoluzione del territorio e della vita sulla terra, attraverso cui il visitatore può entrare in contatto con animali vivi (i piranha, il pitone reale, le farfalle tropicali, il millepiedi gigante africano, le blatte soffianti del Madagascar) scelti in base a caratteristiche che li accomunano con specie del passato permettendo così di confrontarne adattamenti, alimentazione, caratteristiche anatomiche e altri aspetti significativi. I quattro dinosauri ritrovati su suolo italiano (Tito, Antonio, Ciro e il Saltriosauro), daranno vita ad un’esperienza interattiva unica che dall’Era glaciale ci conduce fino ai
giorni nostri. 
Un percorso arricchito dalla realtà aumentata, che ormai da due anni caratterizza i progetti di Coolture, attraverso cui lo spettatore si ritrova immerso in una spiaggia preistorica a contatto con i quattro protagonisti della mostra, e da tecnologie multimediali interattive: video didattici, visore 360°, voce narrante e video guida. 

Ritorno al Giurassico presenta inoltre i modelli dei quattro dinosauri italiani e dà la possibilità di acquistare gadgets stampati con la stampante 3D. 

A rendere unica l’esperienza i partecipanti vengono coinvolti in laboratori pratici condotti da divulgatori scientifici esperti che permettono di svolgere esperimenti in prima persona sulle tematiche proposte dalla mostra e possono scaricare gratuitamente un’applicazione mobile con gioco didattico in realtà aumentata.

Come per le due mostre precedenti Welcome to the Jungle e Animali vs Supereroi, anche questa vuole indagare - da un punto di vista inedito - la biodiversità del territorio del Parco Nord Milano, collegandosi alla sua storia ancestrale, che inizia milioni di anni prima dell’arrivo della Breda e del Parco.

La pianura padana infatti non è sempre stata la grande area pianeggiante e fertile che oggi ben conosciamo; nel corso dei suoi molti milioni di anni di storia si è trasformata, ed è stata sottoposta a numerosissimi cambiamenti climatici e morfologici.

Nel Paleozoico, ad esempio, l’area del Parco era parte di una piattaforma continentale piuttosto arida. All’epoca dei dinosauri, nel periodo Giurassico (circa 190 milioni di anni fa), era invece parte di un mare caldo dalle acque calme popolato da pesci di ogni forma e dimensione e da altri bizzarri animali.

Nel corso del cosiddetto Arcipelago Europeo si andò incontro a un progressivo raffreddamento climatico, e la pianura padana (e con essa il Parco) cambiò notevolmente forma e clima, con conseguente diversificazione degli animali e delle piante presenti.

Durante l’Era Glaciale vi furono notevoli raffreddamenti climatici in tutto il globo, e anche il Parco si ritrovò sepolto da una spessa coltre di ghiaccio, e la vita dovette adattarsi a queste condizioni estremamente rigide.

 

La visita è adatta anche per scuole di ogni ordine e grado.

 

INFORMAZIONI GENERALI

“Ritorno al Giurassico. Può contenere tracce di dinosauri” 

presso la Cascina Centro Parco di Parco Nord Milano

via Clerici 150 - Sesto San Giovanni (ampio parcheggio disponibile)

Coi mezzi pubblici: MM5 BIGNAMI o Metrotramvia 31

dal 2 aprile all’8 luglio 2018

 

ORARI E PREZZI PUBBLICO:

Siamo aperti sabato e domenica e festivi

10.30.12.30 14.30-18.30

 

Visita guidata alla mostra 6,00€ ridotto 4,00€

Visita guidata + laboratorio 10,00€ ridotto 8,00€

I bambini 0-3 anni entrano gratis

Hanno diritto alla riduzione: I bambini di 4 e 5 anni e gli over 65

I gruppi di minimo 10 componenti paganti.

Famiglie numerose da 5 componenti in su (paganti)

 

Organizzazione compleanni: a partire da 10,00€ a bambino (min 10 max 25 partecipanti) Gadgets per festeggiati e invitati.

Possibilità di organizzare team building per aziende e privati.

 

PER INFO:

393 0837918  info@coolture.eu

Non è necessaria la prenotazione

www.coolturemilano.it

 

INFO SCUOLE Prenotazione obbligatoria

329 3831029

idea@ideainrete.net

 

ORGANIZZATORI

Coolture, Parco Nord Milano e Associazione Idea.

 

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Eventi Thu, 08 Mar 2018 16:26:02 +0100
Scoperto in Gran Bretagna il più antico Neoteropode basale del Giurassico, Dracoraptor hanigani https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/322-scoperto-in-gran-bretagna-il-più-antico-neoteropode-basale-del-giurassico,-dracoraptor-hanigani.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/322-scoperto-in-gran-bretagna-il-più-antico-neoteropode-basale-del-giurassico,-dracoraptor-hanigani.html

In una spiaggia vicino Cardiff è stato scoperto uno scheletro parziale, comprensivo di teschio ad alcuni denti, di un nuovo dinosauro. La nuova specie, chiamata Dracoraptor hanigani, è stata studiata da un team di ricerca guidati dal Dr. David Martill della University of Portsmouth. Approssimativamente è stato trovato il 40% dello scheletro e cosa rara include parti del cranio e della zona postcraniale. Questo ha permesso al team di ricerca composto dal Dr. David Martill  del Amgueddfa Cymru – National Museum Wales, e ricercatori della University of Manchester, della University of Portsmouth, di pubblicare sulla rivista PLoS ONE, la scoperta di questa nuova specie e genere di Teropode basale.

I reperti sono stati trovati all'interno di blocchi di roccia sedimentaria crollati lungo la scogliera a sud di Cardiff (Galles meridionale), che espone rocce composte da strati di età geologica compresi fra il Triassico sup. e il Giurassico inf.. L'origine di questo nuovo nome è: per il genere è stato unito il termine “Draco” nome che richiama i famosi Dragoni del Galles, a “raptor” che invece è un suffisso comunemente impiegato per i dinosauri Teropodi, mentre la specie “hanigani” è in onore dei scopritori Nick e Rob Hanigan dello scheletro.

Disegno dello scheletro di Dracoraptor hanigani.

 

Log stratigrafico di Lavernock Point.
 

La scogliera in cui è stato ritrovato lo scheletro a Lavernock Point, National Grid reference ST 187681.
 

I paleontologi descrivono Dracoraptor hanigani come un dinosauro carnivoro piccolo e agile, alto 70 cm e lungo circa 2 metri con una lunga coda. E' un lontanissimo cugino del T. rex e viveva proprio nei primi periodi del Giurassico, circa 200 milioni di anni fa, rendendolo il dinosauro più antico del Giurassico in Inghilterra e forse nel mondo. Il fossile inoltre, rappresenta il dinosauro più completo del Galles, e il primo scheletro fossile di un dinosauro del Giurassico del Galles.

 

Si desume dallo studio delle ossa trovate, che molto probabilmente, è uno scheletro giovanile non completamente formato ancora. Il Dr. Steven Vidovic, della University of Portsmouth, fa notare inoltre che l'estinzione avvenuta alla fine del Triassico e che ha segnato l'inizio del Giurassico, è stato l'evento che ha permesso il successo evolutivo futuro dei dinosauri, ma dei fossili di questo periodo sappiamo ben poco. Questa scoperta aiuta a ricostruire un poco di più, cosa avvenne in quel periodo. Un bel scheletro quasi completo di un giovane di dinosauro lungo circa 2 metri proveniente dai primi periodi del Giurassico.

 

Immagine di copertina

Un dente fossile di Dracoraptor hanigani. Image credit: Martill D.M. et al.

 

Credits

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0145713

Article Source: The Oldest Jurassic Dinosaur: A Basal Neotheropod from the Hettangian of Great Britain

Martill DM, Vidovic SU, Howells C, Nudds JR (2016) The Oldest Jurassic Dinosaur: A Basal Neotheropod from the Hettangian of Great Britain. PLoS ONE 11(1): e0145713. doi: 10.1371/journal.pone.0145713

 

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Dinosauri Sat, 23 Jan 2016 02:42:24 +0100
Scoperto un nuovo sauropode gigante Notocolossus gonzalezparejasi https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/321-scoperto-un-nuovo-sauropode-gigante-notocolossus-gonzalezparejasi.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/321-scoperto-un-nuovo-sauropode-gigante-notocolossus-gonzalezparejasi.html

Con un omero alto 1,76 metri ed una massa stimata fra i 40'000 ed i 60'000 Kg, Notocolossus gonzalezparejasi entra di diritto a far parte tra i dinosauri più grandi mai ritrovati e fra gli animali più grandi mai vissuti sulla Terra.

Provenienza geografica e ricostruzione speculativa del dinosauro sauropode titanosauro gigante Notocolossus gonzalezparejasi gen. et sp. nov.

Uno dei due esemplari di Notocolossus ritrovati conserva il piede fossilizzato nella sua interezza, mettendo finalmente luce, su una parte anatomica dei super massivi dinosauri così importante per un animale di queste dimensioni. Il piede fossilizzato mostra caratteristiche mai osservate prima d'ora nei sauropodi, tali caratteristiche sembrano essere adattamenti alla massa notevole di questi animali. Notocolossus viene descritto grazie al ritrovamento di una parte di ossa appartenenti alla schiena, coda, bacino, zampa anteriore, caviglia e del piede completo. L'articolo scientifico è apparso oggi nella rivista Scientific Reports di Nature, pubblicazione a libero accesso. Lo studio è il risultato della collaborazione della Universidad Nacional de Cuyo in Mendoza, Argentina e dell'assistente curatore della Paleontologia dei Vertebrati del Carnegie Museum of Natural History Matt Lamanna.

Team dei Ricercatori: Leonardo Ortiz David (Universidad Nacional de Cuyo) Dr. Bernardo Gonzalez Riga (Universidad Nacional de Cuyo and CONICET), Dr. Matthew Lamanna (Carnegie Museum of Natural History)
 
Dr. Bernardo Gonzalez Riga mentre scava il piede fossilizzato sul campo. A destra, il piede pubblicato nell'articolo scientifico.

 

 

Credits

Title: A gigantic new dinosaur from Argentina and the evolution of the sauropod hind foot
Author: Bernardo J. González Riga, Matthew C. Lamanna, Leonardo D. Ortiz David, Jorge O. Calvo, Juan P. Coria
Publication: Scientific Reports
Publisher: Nature Publishing Group
Date: Jan 18, 2016

Citation

González Riga, B. J. et al. A gigantic new dinosaur from Argentina and the evolution of the sauropod hind foot. Sci. Rep. 6, 19165; doi: 10.1038/srep19165 (2016).

Immagini

Copertina: Notocolossus ricostruzione di come doveva essere in vita. Credit: Taylor Maggiacomo

Link

http://www.nature.com/articles/srep19165

http://palaeoblog.blogspot.it/2016/01/notocolossus-gonzalezparejasi-giant-new.html

http://carnegiemuseumnaturalhistory.tumblr.com/post/137576215916/researchers-have-discovered-a-gigantic-new-species

 

http://www.nature.com/articles/srep19165

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Dinosauri Tue, 19 Jan 2016 01:33:00 +0100
I dinosauri "Romeo e Giulietta" https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/303-i-dinosauri-romeo-e-giulietta.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/303-i-dinosauri-romeo-e-giulietta.html

Paleontologi dell'Università di Alberta, hanno scoperto delle prove per distinguere il sesso di due dinosauri. La determinazione del sesso nei dinosauri è difficilissima, a causa della mancanza nei fossili delle parti molli, che darebbero una indicazione certa del sesso. Così, le ricerche si stanno concentrando sulle evidenze indirette e sui dettagli che possono essere rilevati sui fossili conservate i e studiati. Alcuni dati possono essere dedotti dagli attuali uccelli (discendenti di alcuni tipi di dinosauri), che mostrano strutture anatomiche differenti fra i due sessi. Tali strutture, tipo la cresta di gallo, le code più sviluppate nei maschi del pavone, e le piume lunghissime dell'uccello del paradiso, lasciano dei segni o strutture differenti sulle ossa fossili dei reperti studiati.

 

Le due code, identiche in quasi tutto, differiscono per la presenza di piccole propaggini che lascerebbero pensare a una sorta di coda "a pavone" che si apriva durante i rituali di corteggiamento / Photo University of Alberta 

 

La ricostruzione di Sydney Mohr dell'Università di Alberta / Photo University of Alberta

 

Nel 2011, Scott Persons ed alcuni suoi colleghi, pubblicano uno studio sulle piume del dinosauro piumato Oviraptor. Oviraptor è un animale che viveva sul terreno, ma possiede delle grandi e lunghe piume. Se tale dinosauro non poteva volare, a che cosa erano utili tali lunghe piume? La teoria di Persons e colleghi, è che tali piume fossero usate per bellezza ed attrattiva sessuale al pari dei moderni uccelli terrestri non volatori tipo fagiani, pavoni e tacchini. Tale teoria è supportata dal fatto che Persons ha rilevato sugli scheletri di Oviraptor tracce delle muscolature che servivano a muovere tali grandi piume e quindi ad esibirle in danze rituali di accoppiamento.

I ricercatori dell'Università di Alberta compiono un'altro passo nella loro teoria. La validità di una teoria è il suo potere predittivo. Persons dice: "Se abbiamo ragione, le strutture che servono a sostenere tali piume, dovrebbero presentare delle differenze definitedimorfisomo sessuale". Così pubblicarono la teoria che l'analisi delle piume di diversi Oviraptor dovrebbero presentare dimorfismo sessuale.

La predizione diventa realtà con la pubblicazione della nuova ricerca pubblicata su Scientific Reports, dove Persons e colleghi pubblicano la scoperta di dimorfismo sessuale in due esemplari di Oviraptor. I due raptor sono stati scoperti nel deserto del Gobi In Mongolia. I due sono morti, probabilmente, seppelliti da una duna sabbiosa che la completamente ricoperti. Quando sono stati scoperti, gli scienziati, li hanno amichevolmente chiamati "Romeo e Giulietta". Mai tale nome fù più azzeccato.

Analizzando i resti, Persons e colleghi notano che gli scheletri sono della stessa taglia, della stessa età e simili in tutto per l'anatomia. Però su Romeo vengono osservate delle ossa della coda specializzate più grandi e sagomate. Questo indica che Romeo poteva utilizzare e muovere le lunghe piume della coda in misura evidentemente maggiore di Giulietta, che invece possedeva delle ossa della coda poco sviluppate. L'eccezionale reperto fossile, come si può osservare in fotografia, conserva i due scheletri che sembrano abbracciati, rendendo il reperto ancora più spettacolare agli occhi dell'osservatore.

Nicola A. Cosanni

 

Foto per gentile concessione Università di Alberta

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Dinosauri Sat, 04 Apr 2015 10:43:37 +0200
Descritto un nuovo dinosauro della Hell Creek Formation, Acheroraptor temertyorum https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/258-descritto-un-nuovo-dinosauro-della-hell-creek-formation,-acheroraptor-temertyorum.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/258-descritto-un-nuovo-dinosauro-della-hell-creek-formation,-acheroraptor-temertyorum.html

Un nuovo piccolo dinosauro carnivoro proveniente dalla formazione di Hell Creek, Montana, USA è stato descritto oggi, il suo nome è Acheroraptor temertyorum. L'olotipo è formato da resti formati da parte della mascella inferiore e superiore con denti, le sue dimensioni sono più grandi dei raptor infatti si avvicina come dimensioni a quelle di Deinonychus. Acheroraptor è stato uno degli ultimi dinosauri non-aviani. E 'vissuto 67-66 milioni di anni fa in Nord America occidentale. Faceva parte di una comunità che comprendeva Tyrannosaurus rex e Triceratops. Come tale, Acheroraptor ci dà un quadro più completo dell'ecosistema esistente in Nord America poco prima della grande estinzione che segnò la fine dell'era dei dinosauri. Gli unici denti di Acheroraptor trovati fino ad ora per decenni erano incompleti e questo non ha permesso la ricostruzione tassonomica e filetica e quindi le relazioni con i Dromeosauri di Hell Creek.

E' interessante notare che le ossa ritrovate della mascella di Acheroraptor, lo pongono più vicino a Velociraptor ed alle specie asiatiche dal muso allungato che a quelle ritrovate in nord America. Le relazioni evolutive e biogeografiche dei Dromeosauridi continueranno ad essere ancora un campo di battaglia fra gli studiosi. Le analisi filogenetiche basate sul dataset di Longrich and Currie (2009) definivano Acheroraptor come un velociraptorine dromaeosauride, quindi inserito all'interno di un gruppo di specie asiatiche. La vicinanza del rapporto evolutivo di Acheroraptor con il gruppo di specie asiatiche che include Velociraptor suggerisce che la migrazione dall'Asia potrebbe aver continuato a plasmare le comunità di dinosauri del Nord America fino alla fine del periodo Cretaceo.

La ricerca che descrive Acheroraptor è stata pubblicata nell'ultimo numero di Naturwissenschaften:

Evans, D. C.,  D. Larson, and P. J. Currie. 2013. A new dromaeosaurid (Dinosauria: Theropoda) with Asian Affinities from the latest Cretaceous of North America. Naturwissenschaften 100 (11): 1041-1049.

Disponibile online qui.

 

Foto: Holotype maxilla and associated dentary of Acheroraptor temertyorum. Copyright Royal Ontario Museum

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Dinosauri Mon, 16 Dec 2013 16:20:54 +0100
E alla fine Edmontosaurus possiede una cresta carnosa! https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/255-e-alla-fine-edmontosaurus-possiede-una-cresta-carnosa.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/255-e-alla-fine-edmontosaurus-possiede-una-cresta-carnosa.html

Sul numero del 12 dicembre 2013 di Current Biology (A Mummified Duck-Billed Dinosaur with a Soft-Tissue Cock’s Comb) è stata pubblicata la scoperta di una struttura mai notata fino ad oggi sopra un hadrosauride per la precisione l'Edmontosaurus regalis. Praticamente una struttura carnosa è stata trovata in una mummia fossile di questo dinosauro scoperto in una zona a ovest di Grand Prairie, regione dell' Alberta in Canada, proveniente dalla Wapiti Formation del Cretaceo superiore, e tra i ricercatori che firmano la ricerca vi è anche un giovane paleontologo italiano, Federico Fanti, già conosciuto ai più in Italia tra gli addetti ai lavori ed appassionati di paleontologia.

Questa scoperta effettuata su un dinosauro molto conosciuto e studiato, dimostra che la paleontologia riesce sempre a stupire i ricercatori ed il mondo accademico in generale. La conservazione eccezionale dei tessuti molli di questo esemplare non è l'unico risultato ottenuto dai ricercatori, ma si contano ancora diversi esemplari da scavare nello stesso giacimento, inoltre, la datazione dei livelli fossiliferi, data questi esemplari di Edmontosauri come i più antichi della loro specie. Gli esemplari sono definiti “mummie” ovvero con resti di tessuti conservati o tracce di tessuti conservati, ma da non confondere con le mummie dell'antico Egitto e/o delle antiche popolazioni sudamericane, che hanno subito processi di conservazione e fossilizzazione completamente differenti. I fossili di Dinosauri definiti mummie sono rappresentati da impronte di pelle e strutture dermiche e/o di tessuti molli che hanno lasciato le loro esili tracce nei sedimenti dove l'animale è morto o si è fossilizzato. Data questa premessa si comprende come tali fossili siano più rari che mai e come trovare testimonianza di queste strutture sia eccezionale sia come significato paleontologico ma anche come significato paleobiologico.

Altro dato eccezionale di questa scoperta è che è quindi la prima testimonianza di una cresta cefalica non ossea in un Dinosauro mesozoico. Se prima di questa scoperta le creste osse di lambeosauri hadrosauri erano legate solo al concetto di essere una cassa di risonanza per le vocalizzazioni di questo gruppo di dinosauri, ora tale struttura, in questo esemplare dovrà essere interpretata come un elemento per la socialità e/o selezione sessuale.

Tale scoperta ora apre quindi ad un discorso possibilistico riguardante il fatto che l'evoluzione dei dinosauri possa essere fortemente guidata da strutture e elementi di distinzione sociale legate al colore ed alla forma, e quindi per analogia, anche altri dinosauri potevano possedere tali strutture e quindi essere diversi da come ce li immaginiamo noi attualmente.

 

Bibliografia:

Bell, Fanti, Currie, Arbour. 2013. A Mummified Duck-Billed Dinosaur with a Soft-Tissue Cock’s Comb. Current Biology http://dx.doi.org/10.1016/j.cub.2013.11.008

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Dinosauri Fri, 13 Dec 2013 16:26:32 +0100
Nuovo Volume "In Dino Veritas" sui Dinosauri https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/240-nuovo-volume-in-dino-veritas-sui-dinosauri.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/240-nuovo-volume-in-dino-veritas-sui-dinosauri.html

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Paleontologia Italiana Paleofox.com sono lieti di presentare il Volume

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Guida ad una visione consapevole dei dinosauri

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Marco Castiello, Marco Lampugnani e Stefano Broccoli

Scritto con un linguaggio il più chiaro e preciso possibile, In Dino Veritas si propone di portare le basi
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all’apporto di immagini e disegni di grandi paleoartisti italiani e
internazionali.

 

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Utilizzando le sempre più diffuse teorie dell’analisi cladistica,
nel volume vengono presentati i vari gruppi di dinosauri, le loro
caratteristiche anatomiche principali, la loro evoluzione e le loro
peculiarità.
Inoltre, per rendersi fruibile ad una fetta di pubblico maggiore, il
libro presenta una parte generale di introduzione a tutte quelle
discipline (anatomia comparata, paleontologia, filogenesi,
biologia evoluzionistica, etc.) fondamentali per una corretta
visione dei dinosauri, ormai sempre più relegati a materia
esclusivamente infantile e superficiale (e non è così).
Il libro conta 580 pagine, in bianco e nero con 16 pagine a colori
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da Ron Blakey. All’interno del libro sono inoltre presenti ottime
ricostruzioni in vivo e scheletriche di Lukas Panzarin, Scott
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Dinosauri Wed, 16 Feb 2011 01:00:00 +0100
Successo evo-erbivoro https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/233-successo-evo-erbivoro.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/233-successo-evo-erbivoro.html

I Coelurosauria erano uno die gruppi con maggiore successo durante il Mesozoico - comprendono grandi predatori bipedi come il genere Tyrannosaurus, agili animali di medie a piccole dimensioni come Struthiomimus o Citipati, l´unusale Therizinosaurus; e sopravivono nella bellissima forma degli uccelli.
Come gli odierni uccelli molti di questi animali avevano perso o ridotto il numero dei loro denti. Mentre per i generi piú noti una vita da predatore e carnivora era confermata dai loro aghuzzi denti, per molti altri generi si assumeva una dieta omnivora o a base di insetti, piccoli vertebrati o perfino uova. 

Una nuova ricerca dedicata alle abitudini alimentari di questi animali ha peró gettata nuova luce su questa domanda. I ricercatori hanno cercato di collegare reperti fossili che confermano una dieta a base di vegetali, come per esempio contenuto dello stomaco o gastroliti (pietre usate per frantumare materiale vegetale) con caratteri anatomici dei Coelurosauria, come un becco privo di denti o l´allungamento del collo. Secondo la ricerca la maggioranza dei "erbivori polifiletici" (la dieta vegetale é un carattere sviluppato indipendente in diversi gruppi, un esempio di evoluzione convergente) del gruppo aveva una dieta erbivora includendo rappresentanti degli ornithomimosauri, therizinosauri, oviraptosauri e alvarezsauridi, uccelli mesozoici e troodontidi, i generi carnivori comprendono i compsognatidi, tyrannosauridi e dromaeosauridi.

 
Fig.1. Esempi di caratteristiche associate con una dieta erbivora nei diversi gruppi di Coelurosauria (A)Opisthocomus hoazin (specie di uccello moderno); (B) Ornithomimus edmontonicus; (C) Shenzhousaurus orientalis; (D) Incisivosaurus gauthieri; (E) Caenagnathus collinsi (ZANNO & MAKOVICKY 2010). 

Bibliografia: 

ZANNO, L., & MAKOVICKY, P. (2010): Herbivorous ecomorphology and specialization patterns in theropod dinosaur evolution. Proceedings of the National Academy of Sciences
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Dinosauri Tue, 21 Dec 2010 01:00:00 +0100
Orme fossili di antenati dei dinosauri in provincia di Brescia https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/221-orme-fossili-di-antenati-dei-dinosauri-in-provincia-di-brescia.html https://mail.paleofox.info/articoli-ita/dinosauri-ita/33-dinosauri/221-orme-fossili-di-antenati-dei-dinosauri-in-provincia-di-brescia.html

Le orme scoperte a Zone sono fossili-guida per datare le rocce in tutto il mondo

Il nostro articolo pubblicato il 5 gennaio 2008 (Orme di Dinosauro nel comune di Zone) ha avuto il suo epilogo questa mattina nella conferenza stampa tenuta nel Museo di Storia Naturale di Milano. Le orme, studiate ora da un team scientifico, hanno fatto luce su una parte della nostra storia.

Impronte digitali per i detectives del passato
Il comune di Zone (Brescia), che si affaccia sulla sponda orientale del Lago d’Iseo, era già noto a studiosi e appassionati di geologia per le “piramidi di terra”, spettacolari forme di erosione risalenti alla fine dell’ultima glaciazione. Una approfondita indagine paleontologica conferma ora che, a meno di due chilometri dalle piramidi, su una parete di roccia formatasi nel Triassico superiore (220 milioni di anni fa), sono conservate le orme di grandi rettili arcosauri, antenati di coccodrilli e dinosauri. 
Varie specie di animali hanno lasciato 70 orme, quasi tutte allineate a formare almeno 5 piste (sequenze di passi). La continuità laterale della parete di roccia fa prevedere che molte altre orme giacciano ancora nascoste dalla vegetazione e dalle stratificazioni rocciose soprastanti e sottostanti.

 

L’importanza della scoperta si può sintetizzare in cinque punti:

  1. sono le prime orme di rettili risalenti all’inizio dell’era dei dinosauri trovate in Lombardia
  2. sono le orme di questo tipo e di questo periodo più grandi e meglio conservate in Italia  
  3. alcune orme hanno una forma unica che suggerisce possano essere nuove per la scienza 
  4. aggiungono importanti dati per la ricostruzione degli antichi ambienti dell’Italia settentrionale
  5. ci permettono di mettere in relazione rocce e fossili in varie parti del mondo, aiutandoci a comprendere  meglio i primi passi dell’evoluzione dei rettili che poi diventarono dinosauri

Ubicazione geografica del nuovo giacimento a orme fossili di Zone (Brescia). © Museo Tridentino di Scienze Naturali.
 

LA SCOPERTA

Le orme fossili sono conservate su una parete rocciosa molto inclinata che affiora a circa 800 metri di quota in Val Valurbes, a nord dell’abitato di Zone, e che costeggia per un breve tratto l’Antica Strada Valeriana (un sentiero lastricato costruito dai Romani per collegare Brescia alla Val Camonica). Circa 50 metri più a monte dell’affioramento si trova la cosiddetta Chiesa del Disgiolo. Per questo il luogo è frequentato da paesani ed escursionisti e le orme, seppur interpretate in vario modo, erano note da tempo agli abitanti di Zone.
Tra il 2002 e il 2003 le tracce erano state segnalate da Pierino Baroni, un insegnante di Marone, allo zonese Stefano Zatti, che nel 2004 le aveva citate nel Dizionario zonese-italiano, attribuendole a “un cucciolo di dinosauro”. 
Il 1° gennaio 2008 Federico Vezzoli, un appassionato di geologia e storia locale residente a Pisogne, durante una escursione riconosce con certezza le tracce come orme fossili, scatta alcune fotografie e le mette online sul Portale Paleofox, avvisando contestualmente gli organi competenti.
Dalla vetrina di Internet all’occhio dei paleontologi il passo è breve. Dopo un sopralluogo sul posto Cristiano Dal Sasso, del Museo di Storia Naturale di Milano, raduna un gruppo di studio composto anche da Marco Avanzini e Fabio Massimo Petti del Museo Tridentino di Scienze Naturali, Paolo Schirolli del Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia e Umberto Nicosia dell’Università “La Sapienza” di Roma. I risultati delle ricerche vengono resi noti all’opinione pubblica con la conferenza stampa odierna.

Federico Vezzoli, uno degli scopritori del sito, mostra una delle sequenze di orme più grandi. Foto Cristiano Dal Sasso, © Museo di Storia Naturale di Milano.
 

LE TRACCE RACCONTANO

Nel nuovo sito paleontologico di Zone attualmente affiorano almeno 70 orme. Quasi tutte sono allineate una davanti all'altra a formare almeno 5 successioni di passi, che i  paleontologi definiscono “piste”. Queste attraversano in varie direzioni due strati di roccia quasi verticali, su una superficie complessiva di circa 50 metri quadrati. 
220 milioni di anni fa questi strati erano parte di una vasta pianura fangosa solcata da fiumi che sfociavano in un basso mare tropicale. Circa 15 milioni di anni fa, quando le Alpi iniziarono a  corrugarsi, gli antichi depositi ormai divenuti roccia furono sollevati e disposti in modo verticale cosi come li vediamo oggi.
Le  piste meglio conservate si vedono  sullo strato più giovane, che affiora nella porzione destra della parete. Le due piste più grandi sono impresse nello strato sottostante e si interrompono sulla sinistra in corrispondenza di una rottura della parete. 
Tutte le orme sono riferibili ad animali quadrupedi, plantigradi o semi-plantigradi, lunghi dai 2 ai 6 metri. Le orme ci dicono che questi animali avevano una camminata molto stretta e piuttosto lineare, il che indica una struttura corporea con arti posizionati verticalmente sotto il corpo. Le zampe anteriori erano più piccole delle posteriori e le mani poggiavano a terra con una caratteristica rotazione rispetto ai piedi. Nelle orme meglio conservate, inoltre, si possono contare bene 5 dita sia nelle mani che nei piedi e osservare le impronte di altrettanti artigli, nonché delineare grossomodo i polpastrelli e i talloni.  

Particolare di una coppia di orme del tipo Brachychirotherium. La mano è più piccola del piede e “ruotata” verso l’esterno. Foto Fabio Petti, © Museo Tridentino di Scienze Naturali.
 

UN NOME PER L’ANIMALE, UN NOME PER LE SUE IMPRONTE

Il settore della paleontologia che si occupa dello studio delle impronte e della loro classificazione è definito icnologia (dal greco ichnos, traccia). Una delle difficoltà principali di questa disciplina è riconoscere l’autore di una traccia; per questo motivo la classificazione delle impronte è separata da quella degli organismi che le hanno prodotte e le orme hanno nomi specifici diversi dall’animale che le ha impresse nel terreno. 
Il metodo che solitamente viene usato per identificare l’autore di una traccia è quello di confrontare gli scheletri di animali fossili con orme fossili della stessa età. Uno studioso di impronte, in sostanza, non si comporta in modo molto diverso dal principe della favola di Cenerentola. Una volta trovata la scarpetta (l’orma) è necessario trovare il piede giusto che la calzi (la zampa dell’animale). Il problema è che non possediamo gli scheletri di tutti gli animali che vissero nel Triassico e talvolta, anche avendo le ossa, non è facile capire che forma avessero i cuscinetti carnosi e i fasci muscolari che lasciavano la loro traccia sul terreno. 
Per questo motivo, per molte delle orme identificate a Zone non è stato possibile individuare con certezza l’animale corrispondente.

L’ultima scoperta è avvenuta nello strato inferiore, geologicamente più antico: qui le orme sono più grandi e appartengono a rettili lunghi almeno 5 metri. Le frecce evidenziano la “pista” lasciata dal passaggio dell’animale. Foto Marco Avanzini, © Museo Tridentino di Scienze Naturali.
 

IL POSSIBILE IDENTIKIT DEGLI AUTORI DELLE ORME DI ZONE

Nel Triassico superiore le terre emerse erano dominate dagli arcosauri, un gruppo di rettili destinato ad avere grande successo nella storia della vita. Tra di essi si distinguono due linee evolutive: quella dei crurotarsi e quella degli ornitodiri. I primi hanno dato origine ai rauisuchi e ai coccodrilli, i secondi ai dinosauri e ai rettili volanti (pterosauri). 
Nei crurotarsi il piede ha una morfologia particolare e ben riconoscibile, con il quinto dito rivolto verso l’esterno. L'impronta di questo dito (il nostro mignolo) è l'indizio principale che ha portato i paleontologi a cercare gli autori delle orme tra i rappresentanti di questo gruppo. Le orme di questo tipo, definite “chiroteriane” (da Chirotherium = mano bestiale), sono tipicamente a cinque dita e ricordano in qualche modo una grande mano umana. Più precisamente le orme di Zone, con le dita corte e robuste delle quali il quinto tozzo e diretto verso l’esterno, ricordano il genere Brachychirotherium (= mano bestiale dalle dita corte).
In base a confronti con orme fossili studiate in altri giacimenti europei e statunitensi siamo in grado di attribuire quelle di Zone ad almeno due specie diverse. Una è Brachychirotherium thuringiacum, che come dice il nome è tipica del Triassico superiore della Germania; la seconda è ancora in studio (vedi sotto) e potrebbe rappresentare una forma ancora sconosciuta.
In ogni caso, se si esclude una dubbia traccia rinvenuta nelle dolomiti bellunesi, le orme di Zone rappresentano la prima testimonianza certa di Brachychirotherium nel Triassico superiore italiano. 
I rettili di Zone erano dunque degli arcosauri crurotarsi. Da un certo punto di vista, anche se non sono dinosauri, questi rettili hanno un antenato in comune con essi. In effetti sono accomunati dalla postura eretta degli arti, una struttura anatomica di successo che permise loro di fronteggiare “alla pari” i dinosauri per quasi tutto il Triassico.

Mappa delle orme conservate nello strato superiore (geologicamente più recente). Ogni lettera identifica una pista diversa; ogni numero identifica un passo dell’animale. © Museo Tridentino di Scienze Naturali.
 

DUE  IPOTESI

Prima d’ora, in Lombardia non si erano mai trovate orme fossili di arcosauri o di altri rettili vissuti nell’era dei dinosauri, mentre sono note orme di anfibi e rettili più primitivi conservate nelle rocce del Collio, in Val Trompia, dunque sempre in provincia di Brescia. 
Per quanto riguarda i resti scheletrici, invece, la Lombardia e il confinante cantone svizzero del Ticino sono la patria di un arcosauro crurotarso della famiglia dei rauisuchidi, uno dei gruppi a cui potrebbero appartenere gli autori delle orme di Zone. Il suo nome è ticinosuco (Ticinosuchus ferox) e possiede una struttura anatomica compatibile con quella osservata nelle impronte fossili del genere Chirotherium. In sostanza si ritiene che Ticinosuchus sia l’autore di quelle orme che sono definite Chirotherium.
Per l’attribuzione zoologica delle orme chiamate Brachychirotherium, invece,  esistono  due differenti ipotesi: alcuni paleontologi le riferiscono ai rauisuchi (crurotarsi carnivori), altri agli etosauri (crurotarsi erbivori dal corpo largo e coperto da placche ossee). Forse proprio il giacimento di Zone, negli studi che seguiranno, aiuterà a risolvere questo dilemma.

Riproduzione virtuale tridimensionale dell’intera superficie calpestata dai rettili triassici di Zone. © Fondazione Bruno Kessler, Trento.
 

L'ULTIMA SCOPERTA: IL GRANDE CRUROTARSO

In un recente sopralluogo, ancora più accurato dei precedenti, è stata scoperta la pista più grande, precedentemente sfuggita alla vista perché le orme che la compongono sono depressioni assai poco marcate, visibili soltanto con particolari condizioni di luce.
Il grande crurotarso che ha originato questa pista, conservata sul lato sinistro della parete nello strato più vecchio, possedeva un corpo piuttosto largo e probabilmente si muoveva più lentamente. Questo è testimoniato dai bassi valori dell’angolo formato da tre orme consecutive del piede.
Si trattava di un animale certamente più lungo di 5 metri, con ventre e coda ben sollevati da terra, non essendo stata rinvenuta alcuna loro traccia. 

Un temibile predatore rauisuchide (a sinistra) minaccia un etosauride, erbivoro che si difendeva egregiamente grazie ad una corazza munita di spine. Disegno Lukas Panzarin, © Museo di Storia Naturale di Milano.
 

IL RAMO TRASCINATO E LE INCRESPATURE DELLA SABBIA

Tracce evanescenti di un attimo di vita, le orme di animali che camminarono sulla terra ben 220 milioni di anni fa hanno potuto conservarsi e arrivare sino a noi grazie a una combinazione di condizioni ambientali. Al passaggio dei rettili lungo il delta di un fiume il sedimento, composto da granuli finissimi, era ancora bagnato e dunque plasmabile. Nella stagione secca le acque si sono ritirate e, prima che una nuova piena depositasse un nuovo strato, il sedimento calpestato è indurito seccando al sole. Strato dopo strato, per milioni di anni questi livelli si sono compattati fino a diventare una dura arenaria.
La parete che riaffiora oggi nei pressi di Zone non ha conservato solo orme di animali ma anche altre tracce. Poco prima dell'arrivo dei rettili, la superficie più antica è stata attraversata da un oggetto che, trascinato dall'acqua, ha lasciato dietro di sè una scia rettilinea, larga circa mezzo metro e composta da decine di solchi paralleli. La spiegazione più plausibile è che si trattasse dei rami di un albero. 
Degli strati che ricoprivano le orme restano oggi soltanto alcune porzioni spioventi sulla parte alta della parete. Quelle superfici mostrano increspature sinuose che furono prodotte dal moto ondoso in acque basse, nelle stagioni in cui il delta dell'antico fiume triassico cresceva.

Modello in grandezza naturale di un crurotarso rauisuchide, un rettile triassico ritenuto uno dei possibili autori delle orme scoperte a Zone (Brescia). Opera di Davide Bonadonna. Foto Cristiano Dal Sasso, © Museo di Storia Naturale di Milano.
 

VULCANI DI LOMBARDIA, 220 MILIONI DI ANNI FA

 Arenarie di Val Sabbia è il nome della formazione geologica in cui sono contenute le orme degli arcosauri di Zone. Queste rocce, come indica la loro composizione chimica e mineralogica, si sono formate per accumulo di sabbie e ceneri vulcaniche che, insieme a ciottoli più grandi, venivano trasportate da grossi fiumi in una piana deltizia. Il clima era comunque semi-arido e caldo.
Come si è detto, alcuni strati conservano indizi che permettono ai geologi di dire che i fiumi carichi di sedimenti provenivano da sud, dove si trovavano le pendici dei vulcani.
La posizione stratigrafica delle Arenarie di Val Sabbia, incastonate tra formazioni rocciose già ben studiate dai geologi, ha permesso di stabilire che queste rocce si sono formate all'inizio del Triassico superiore, più precisamente nell'intervallo tra Carnico inferiore e Carnico medio, corrispondente a 220 milioni di anni fa.

Ricostruzione paleoambientale dell’area oggi occupata dal Lago d’Iseo. Dalle pendici dei vulcani (che si ergevano a sud) scendevano verso il mare fiumi carichi di sabbie e ceneri vulcaniche che, accumulandosi in un grande delta (a nord), formavano le “Arenarie di Val Sabbia”. Questi sedimenti erano poi calpestati dagli arcosauri di cui ora sono state trovate le orme fossili. (da: Garzanti E. 1985, modificato).
 

LO STUDIO: CALCHI REALI E MODELLI VIRTUALI

Nello studio delle orme di Zone è stata utilizzata una combinazione di tecniche. Ai metodi tradizionali, consistenti nel ricalcare i contorni delle orme su un telo di pvc trasparente e nell'eseguire dei calchi in silicone, sono state affiancate nuove tecnologie di rilevamento ed elaborazione dati. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler di Trento, tramite un apparecchio laser (Terrestrial Laser Scanner) è stata effettuata una scansione di tutta la superficie fossilifera che, in tempo reale, è stata acquisita su un computer portatile. 
Per affinare la precisione del rilievo (già elevata in quanto il margine di errore dello scanner è di soli 0.5 mm), questo modello è stato sovrapposto ad un altro ricavato con fotogrammetria digitale ad alta risoluzione. 
Si è così ottenuta una perfetta riproduzione virtuale tridimensionale delle orme e delle piste, che oltre ad essere salvate dall'inesorabile azione erosiva degli agenti atmosferici in un archivio digitale possono essere studiate in modo più accurato. Per esempio, le orme poco marcate si possono ombreggiare, colorare e approfondire artificialmente, rendendo visibili particolari anatomici altrimenti sfuggenti e permettendo misurazioni più precise. 
La condivisibilità in rete dei modelli 3D favorisce, inoltre, la comunicazione tra i diversi ricercatori.
Le orme possono essere addirittura inviate ad un stampante 3D che le scolpisce in un blocco di poliuretano come se fossero repliche tridimensionali identiche.
A Zone la tecnologia laser è stata fondamentale in quanto la forte inclinazione degli strati rocciosi avrebbe reso quasi impossibile e molto dispendiosa, sia in termini di tempo che di denaro, la realizzazione di un calco di tutta la superficie fossilifera con tecniche convenzionali.




CARTA DI IDENTITÀ  

Nome scientifico delle orme            Brachychirotherium
Significato                    " mano bestiale dalle dita corte " 
Superordine                    Arcosauri 
Ordine                    Crurotarsi 
Sottordine                    Rauisuchi o Suchi
Famiglia                     Rauisuchidi o Etosauridi
Età geologica                    Triassico superiore (Carnico), 220 milioni di anni fa
Dimensioni degli autore delle orme    da 2 a 6 metri di lunghezza; da 0,8 a 2 metri di altezza
Peso                        da 100 a 600 kg
Habitat                    ambienti aridi e litorali marini 
Distribuzione geografica                Europa centro-meridionale, Stati Uniti
Stile di vita        andatura quadrupede con coda sollevata e testa protesa in avanti, caccia d'agguato
Dieta            carnivora e forse anche piscivora 
Segni particolari     insolita rotazione della mano all’esterno, quinto dito del piede curvo e tozzo
Curiosità    la leggenda dei “pè de la Madona”  probabilmente nasce dal ritrovamento di orme fossili simili a queste su un’altra roccia, ora distrutta, che affiorava poco più a valle



LA SCOPERTA IN NUMERI

50     in metri quadri, la porzione di roccia su cui sono impresse le orme
70     le orme scoperte 
5     le “piste” o camminate rilevate
18     numero di orme che compongono la pista più lunga 
5     il numero delle dita, sia nei piedi che nelle mani
35    in centimetri, la lunghezza media del piede dell’animale più grande
92    in centimetri, la lunghezza del passo dell’animale più grande


GRUPPO DI RICERCA SULLE ORME DI ZONE

Coordinamento generale
Cristiano Dal Sasso    Museo di Storia Naturale di Milano

Paleontologi e geologi 
Marco Avanzini        Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento
Massimo Bernardi        Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento
Cristiano Dal Sasso    Museo di Storia Naturale di Milano 
Paolo Ferretti            Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento
Umberto Nicosia        Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Fabio Massimo Petti        Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento
Paolo Schirolli            Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia

Rilevamento laser, fotogrammetria ed elaborazione dati
Stefano Girardi            Fondazione Bruno Kessler, Trento
Fabio Remondino        Fondazione Bruno Kessler, Trento

Assistenza logistica sul sito 
Federico Vezzoli, Fabrizio Canobbio, Fabio Fenaroli, Stefano Zatti

Documentazione foto-video
Massimo Bernardi        Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento
Paolo Ferretti            Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento

Ricostruzione tridimensionale e illustrazioni dei rettili
Davide Bonadonna        Paleoartista e disegnatore scientifico
Lukas Panzarin            Paleoartista e disegnatore scientifico

Comunicazione e rapporti con la stampa 
Ilaria Vinassa de Regny        Museo di Storia Naturale di Milano

Soprintendenza competente 
Umberto Spigo            Soprintendente Capo, Soprintendenza Archeologica della Lombardia 
Raffaella Poggiani Keller    Funzionario Responsabile per la Provincia di Brescia, età pre-protostorica



Si ringraziano:
•    Federico Vezzoli, Stefano Zatti e Pierino Baroni (scopritori delle orme)
•    Pio Marchetti (Sindaco di Zone)
•    Simone Maganuco (Museo di Storia Naturale di Milano)
•    Nicola Cosanni (www.paleofox.com )
•    L’amministrazione del Comune di Zone
•    Fondazione Bruno Kessler, Trento 
•    Cristian Buzio (DZ Models)
•    Andrea Leanza


Nicola Cosanni - Museo di Storia Naturale di Milano

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Dinosauri Thu, 16 Apr 2009 02:00:00 +0200